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L’intelligenza delle emozioni: mente razionale e mente emotiva

Mente razionale e mente emotiva

Per decenni abbiamo ritenuto che l’intelligenza fosse rappresentata da come le persone pensano, ragionano e analizzano le situazioni. I primi psicologi che hanno affrontato il tema dell’intelligenza hanno messo il focus sugli aspetti cognitivi ed elaborativi, legati ai processi logici di ragionamento e al problem solving. Oggi finalmente sappiamo che non esiste un’unica forma di intelligenza ma ne abbiamo diverse e che non tutto si risolve con la rilevazione tramite test del nostro Quoziente Intellettivo (QI).

Già nel 1990 Salovey e Mayer scrivevano in un famoso articolo che l’Intelligenza Emotiva è la capacità di elaborare le informazioni in base alle proprie emozioni e a quelle altrui. Inoltre, comprende anche la possibilità di utilizzare queste informazioni come guida per il pensiero e il comportamento. Secondo Daniel Goleman noi esseri umani abbiamo sviluppato due modalità per acquisire la conoscenza: la mente razionale, quella che pensa, e la mente emotiva, quella che sente. L’interazione tra queste due forme di apprendere costruisce la nostra vita mentale.

La mente razionale si è sviluppata nel corso dell’evoluzione ed è caratteristica degli esseri umani, è la parte deputata alla logica, al controllo, al ragionamento, alla riflessione. A livello anatomico la possiamo situarla nella corteccia cerebrale o neocorteccia.

La mente emotiva è quella che ci ha donato l’evoluzione. Ci consente risposte emotive spontanee. È la parte più antica di noi, prevalentemente istintiva, con funzioni legate alla sopravvivenza e alle reazioni immediate in situazioni di emergenza: lotta, fuga o freezing. Nel corso del tempo abbiamo sviluppato emozioni più elaborate, che possiamo chiamare “sociali” o secondarie. Sono legate al nostro quotidiano, dove ad esempio per poi è importante saper gestire la nostra ansia e attrezzarci strumenti per raggiungere i nostri obiettivi e un certo livello di ben-essere.

Iniziamo a riconoscere la nostra capacità di intelligenza emotiva dalla collaborazione tra mente emotiva e mente razionale. Secondo Goleman si tratta di “armonizzare emozione e pensiero” (Goleman, 2005). Quanto più una persona sarà in grado di “armonizzare” (o integrare) la sua parte emotiva con quella razionale tanto più sarà in grado di trovare un maggiore equilibrio con sé stesso e con gli altri.

Le emozioni hanno intelligenza

La nostra vita quotidiana è costellata di esperienze emotive e tuttavia noi siamo coscienti solo di una piccola frazione di esse (ricerca della Yale University). Certo le emozioni sono l’espressione di un flusso di eventi cerebrali di cui siamo inconsapevoli ma ognuna da un tono a ogni interazione umana. Pertanto gran parte del nostro processo di interpretazione degli stimoli che riceviamo agisce prima ancora che possiamo accorgercene.

L’elemento di interpretazione e possibilmente di gestione dell’emozione appare dopo che esse si sono manifestate al nostro interno. E la nostra intelligenza emotiva, per dirla con le parole di Federico Fros Campelo:

può essere pensata proprio da questa prospettiva: facendo appello alla nostra forza di volontà, possiamo reinterpretare ciò che ci accade per disattivare in tempo l’emozione inopportuna e promuovere un processo emotivo alternativo. Oltre a suscitare emozioni e a motivare risposte, l’interpretazione sarà soggetta all’emozione del momento. … Conoscendone lo scopo e i meccanismi, è possibile anticiparle ed evitare che diventino disfunzionali.

Ecco alcuni punti che alimentano questa collaborazione fondamentale tra mente emotiva e mente razionale e che ci consentono di esprimere intelligenza emotiva.

  • Le emozioni ci mettono in contatto profondo con noi stessi e con gli altri. Sono una componente innata, una sorgente di vita che ci consente di percepire e adattarci all’ambiente intorno a noi. Sono necessarie per proteggerci dai rischi e per farci evolvere, cogliendo l’umanità più autentica dei rapporti sociali (empatia affettiva).
  • Le emozioni sono utili agli esseri umani per farci cogliere ciò che abbiamo bisogno di manifestare e di esprimere, ciò che ci danneggia o ci ferisce. Non ci sono emozioni positive o negative, queste definizioni sono legate a connotazioni culturali condizionanti. Ci sono emozioni che ci fanno stare bene e altre che ci fanno stare male.
  • L’autoconsapevolezza emotiva è fondamentale: le emozioni sono immediate, naturali, istintive ed hanno una valenza ben precisa (sopravvivenza o adattamento): riconoscerle significa imparare a osservare ed accogliere il nostro vissuto emotivo anziché reprimerlo (questo è potenzialmente dannoso).
  • L’autocontrollo emotivo ci aiuta a tenere sotto controllo le emozioni e gli impulsi distruttivi. Le emozioni le proviamo, non possiamo controllare questo fatto. Possiamo modulare l’intensità dell’emozione che sentiamo rendendo indispensabile la collaborazione fra mente emotiva e mente razionale: ragione e sentimento insieme!
  • Dal dialogo tra emozione e ragione nasce la vera intelligenza emotiva e noi possiamo utilizzare le emozioni a nostro vantaggio. Come?

Le emozioni possiamo gestirle a nostro vantaggio.

Già banalmente dare un nome alle emozioni provate ci consente di avere un certo controllo su di esse. Comprendere con nitidezza la natura del proprio stato emotivo significa possedere un “vocabolario emozionale” ricco e sofisticato, aspetto fondamentale per un’efficace presa di decisioni.

Per sapere cosa decidere per i nostri obiettivi, le nostre mete o il nostro benessere dobbiamo essere in contatto con le nostre emozioni. Questo è un dialogo produttivo ogni volta che ci liberiamo di pregiudizi e di convinzioni limitanti. Possiamo integrare mente razionale e mente emotiva senza cercare di escludere l’una o l’altra a seconda delle circostanze. Insieme esse ci mostrano i nostri bisogni e desideri ed i limiti entro cui possiamo soddisfarli.

Inoltre la chiara visione delle proprie emozioni può rafforzare alcuni aspetti della personalità: renderci individui autonomi e sicuri dei propri limiti, che godono di una buona salute psicologica e tendono a vedere la vita da una prospettiva positiva. Infine, possiamo gestire l’emozione senza reprimerla e questo elemento ci consente di recuperare velocemente il benessere psichico turbato dall’insorgere dell’emozione.

L’intelligenza emotiva comprende la capacità di controllare i sentimenti in modo che essi siano appropriati alla situazione. I sentimenti estremi oppure le emozioni quando diventano troppo intense o durano troppo a lungo, minano la nostra stabilità: per questo è fondamentale che non sfuggano al controllo. Utilizzare le emozioni vuol dire far si che le emozioni possano interagire con il pensiero ed associare l’emozione giusta al compito da svolgere.

A questo proposito consideriamo come esempio alcune emozioni considerate “negative” o difficili….

  • La rabbia, per quanto intensa e disagevole, ci ricorda che siamo vivi, che vogliamo reagire ad una situazione, che possiamo attivare molta energia e che abbiamo a cuore noi stessi.
  • La tristezza è fonte di ispirazione, alimenta quella malinconia che ci mette in contatto con dei bisogni affettivi profondi da nutrire; non è solo struggimento ma ci porta a recuperare gli affetti, i luoghi, le cose e le situazioni a noi care.
  • La paura ci rende vigili, attenti ai segnali deboli, capaci di considerare e valutare i rischi in una situazione e di attivarci velocemente per l’azione.

Si le emozioni hanno intelligenza e sta a noi far collaborare funzionalmente il cuore e la testa. Il Coaching può aiutarci a coltivare la nostra intelligenza emotiva.

“Noi nutriamo sentimenti su tutto ciò che facciamo, pensiamo, immaginiamo e ricordiamo. Il pensiero e i sentimenti sono inestricabilmente intrecciati fra loro.”

Daniel Goleman

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